Siate capperi
Non credo in dio e mi dispiace, ma questa è un’altra storia.
Vi auguro di diventare come le piante di cappero che spaccano pure le rocce per dare dignità alla propria esistenza. Piante verdi e libere, nude al vento, ricadenti dai costoni, spavalde nelle falesie e sui frontoni abbandonati, sempre eleganti, sempreverdi. I loro frutti sono immediati, quei boccioli in salamoia o li ami o li eviti. Hanno un gusto misterioso che ti esplode veloce in bocca, nessun compromesso, non contempla i forse. Il freddo non spaventa queste piante e a Maggio sputano i fiori al cielo.
Da piccolo stavo in una casa molto vecchia, tanto malandata che si arrese a una pianta di cappero. Piano piano e senza fare rumore la pianta decise di mangiarsi un pezzo di facciata, una prevaricazione silenziosa e gentile. Per me è stata sempre un modello onesto da seguire. Farsi spazio nella decadenza, mettere radici ovunque per andare oltre.
Il 2020 è stato un anno di merda. Però la merda a un certo punto diventerà concime quindi mi raccomando: pronti con le pale. Tenete duro, non siamo assolutamente tutti sulla stessa barca, siamo su barche diverse, distanziati. Le piccole imbarcazioni quando c’è il mare grosso sono più instabili e uno si mette paura. Lo so. Te lo giuro che lo so.
Siate capperi, il mare in fondo è una gigantesca salamoia.
“
Vocio
”